Il TRIFOGLIO è per lo più una pianta annuale o biennale, in alcuni casi perenne.

Era particolarmente noto agli antichi per la sua capacità di rendere fertile il terreno su cui cresceva.


Come sarebbe poter unire acqua ed anidride carbonica, costruire i nostri zuccheri,

brillare di luce bioluminescente, poter essere attraversati dalla luce.

Muoversi sospinti solo dalla corrente. Ciechi, scivolare verso qualcosa che ci

attrae e chiama chimicamente. O ancora, vivere fermi, ancorati e pazienti.

Come sarebbe esistere seguendo regole naturali diverse? 

Non vogliamo descrivere, né capire questi meccanismi. Vogliamo sperimentarli.

Portarli alla luce e collocarli in altri luoghi.

Alimentare il nostro senso del fantastico, arricchire il nostro linguaggio.

Cogliere le relazioni che legano la vita in una palude alle rivoluzioni nello spazio profondo.


Immaginiamo un ipotetico nuovo essere umano, autotrofo, in grado come le piante, di sintetizzare da sé, a partire da molecole inorganiche, acqua e luce, i composti necessari alla propria sopravvivenza. Immaginiamo un essere umano che possa alimentarsi semplicemente posando le proprie mani sulla terra. Partiamo da questa premessa fantastica (fantascientifica) per ripensare il nostro senso di comunità e di esseri ecologici osservando le diverse possibilità e limitazioni che questa nuova biochimica può offrire. Quali nuove dinamiche, necessità, caratteristiche fisiche ed intellettuali potremo sviluppare in questa nostra nuova vita?

Vorremo incoraggiare queste domande e stimolare possibili risposte invitando lo spettatore a fare un’esperienza estetica che catalizzi un’immersione e una riflessione sul decentramento, sull’abitare un luogo dove tutti gli elementi hanno equivalenza biologica in una relazione di immersione e non di dominio, anzi di rovesciamento. Immaginiamo di ritrovarci in un ecosistema artificiale che si esprime e comunica tramite la luce, il suono, sottili movimenti dell’aria, semplici oggetti che richiamano strutture archetipiche del mondo naturale (i cristalli, le molecole semplici, le costellazioni) in relazione con le presenze antropomorfe che le abitano e si fanno immagine e paesaggio. Segni elementari che, nelle loro diverse combinazioni, generano un nuovo linguaggio.


La nostra ricerca consiste nel far dialogare la danza, il suono e la luce al fine di creare degli ecosistemi in equilibrio all’interno di luoghi dell’altrove.

Pur mantenendo una loro specificità e identità, i vari elementi si compenetrano ricercando livelli di complessità nel linguaggio. Condividono e si fanno testimoni di una stessa Natura dalla quale hanno origine e ispirazione. 


TRIFOGLIO è composto da: Marta Bellu (danzatrice, coreografa e psicologa) si occupa di ricerca coreografica in dialogo col linguaggio e la composizione musicale e in particolare la relazione tra corpo, suono e luce, come oggetti contemplativi, visivi e spaziali; Donato Epiro (biologo, compositore e musicista polistrumentista) la cui ricerca è incentrata sul rapporto fra suono ed ambiente naturale che intreccia tematiche ecologiche, antropologiche e fantastiche e Andrea Sanson (light designer e scenografo), la sua ricerca indaga un sistema non solamente visivo ma anche sonoro/coreografico, un linguaggio legato alle componenti meccaniche e alla fluidità della tecnologia led che porta alla creazione di tessuti viventi, costellazioni di fonti luminose in movimento in costante rapporto di azione/reazione con il suono. La ricerca coreografica rintraccia la coesistenza di gesti corporei, sonori e luminosi. Far entrare dentro il concetto di corpo e di movimento, l’universo, la luce, il linguaggio nella la sua forma ultima, non semantica. L’azione del corpo, è concreta e transitoria, è invisibile e allo stesso tempo è un’immagine che appare, crea e si fa paesaggio. Un luogo vuoto ricco di forme di vita, abitato e attraversato da elementi che si moltiplicano, in una mitosi di immagini che dialogano ritmicamente e ricercano forme raffinate di coabitazione. Il lavoro si basa su una ricerca musicale incentrata sulla creazione di un ambiente sonoro generato dalla commistione di influenze in cui partiture elettroniche composte da suoni provenienti da archivi in rete, video, nastri, samples, sintesi FM, si intrecciano a tematiche ecologiche e fantastiche, per dare forma a nuovi spazi ed ecosistemi sonori. Le stesse fonti di luce sono pensate come un paesaggio vivente, attraverso una ricerca di materiali capaci di dar vita a nuovi rapporti spaziali. Le caratteristiche meccaniche delle fonti luminose diventeranno parte di un sistema non solamente visivo ma anche sonoro/coreografico.


MARTA BELLU

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